Tosse neuropatica

E’ la patologia sulla quale mi sono concentrato maggiormente nell’ultimo anno; rappresenta una diagnosi di esclusione (necessario aver escluso cause allergiche, pneumologiche, patologie del naso e dei seni paranasali per citarne alcune); si pensa che sia dovuta a una neuropatia del nervo laringeo superiore, ramo del nervo vago, responsabile della sensibilità di faringe e laringe; generalmente i pazienti riferiscono che la sintomatologia è iniziata a seguito di un banale evento di faringite o laringite e clinicamente si presenta con crisi di tosse scatenate da azioni molto comuni, come il parlare, il ridere, il mangiare, cambiare ambiente (ad es. entrare in macchina) ed è nella maggior parte dei casi preceduta da un formicolio a livello del giugulo o un prurito; la durata della sintomatologia è cruciale: un sottogruppo di pazienti dopo pochi giorni o in alcuni casi settimane va incontro a una risoluzione spontanea della sintomatologia, mentre altri continuano ad avere crisi di tosse anche dopo mesi o anni; alcuni pazienti non sono in grado di ricondurre l’inizio del problema ad alcun evento specifico. Chi è affetto da tosse neuropatica, a causa delle numerose crisi di tosse, ha una qualità di vita scadente, in quanto tende a evitare ambienti pubblici per paura di avere un attacco improvviso, quindi rinuncia a piaceri della vita quotidiana come un pranzo con gli amici o in famiglia; inoltre la tosse si presenta spesso durante la notte, peggiorando notevolmente la qualità del sonno; le crisi tussigene possono essere tanto importanti da causare incontinenza e dolori toracici. Esistono diverse proposte terapeutiche per la tosse neuropatica: ne sono due esempi la logopedia (incentrata principalmente sull’impostazione di una corretta respirazione) e l’utilizzo di farmaci neuromodulatori, che presentano numerosi effetti collaterali.

Da circa un anno ho iniziato a trattare i miei pazienti con il blocco endoscopico del nervo laringeo superiore, una procedura eseguita in anestesia locale o in sedazione, che consiste nell’iniezione di una piccola quantità di cortisone in ipofaringe, nel punto di passaggio del nervo laringeo superiore, eseguita grazie all’utilizzo di un endoscopio dotato di canale operativo; è una tecnica molto ben tollerata dai pazienti, e che sta dando dei risultati sorprendenti rispetto al controllo della tosse; attualmente il follow up più lungo è di circa 12 mesi, per i primi pazienti trattati che non hanno accusato ricadute.